CALABRIA

CalabriaAnche il viaggio ha un’anima quando si tratta di turismo religioso. E la fede va di pari passo con la promozione del territorio.  Per calamitare nuovi pellegrini, la Calabria  (che ha investito in Aurea la borsa del turismo religioso e delle aree protette organizzata da Spazioeventi)  rispolvera  i suoi 113 santuari, le oltre 2100 chiese, i 9 monasteri e i 18 musei diocesani  per sviluppare  un segmento che può risollevare l’economia regionale. Ai turisti già piacciono molto  i prodotti locali, come la ceramica di Squillace o i gioielli di San Giovanni in Fiore, e si lasciano ritremprare dalla gastronomia: la ‘nduja, le cipolle di Tropea, le spezie e i peperoncini vanno alla grande. Ora  per questo esercito di fedeli sono pronti dei “cammini” sull’onda dei più famosi, Compostela, la via Franchigena. In Calabria (una delle più belle e selvagge regioni d’Italua) , il pellegrino può costruirsi il percorso  religioso a suo uso e consumo, potendo anche contare su hotel come l’elegante Ashley per dormire (a Marinella a dieci minuti da Lamezia), e ristorantini sul mare a Paola  Una volta atterrato a Lamezia (il cui aeroporto si chiamerà , guarda caso,  San Francesco di Paola) in meno di un’ora raggiunge appunto Paola , incastonata nella fascia collinare e affacciata sul mare, dove il flusso dei fedeli si incanala verso nel santuario di San Francesco, l’eremita che nella prima metà del 1400 qui si era rifugiato, aveva fondato l’ordine dei Minimi e aveva anche fatto qualche miracolo.

Calabria2Da Paola, dopo una sosta nel centro storico per visitare la casa del francescano  e  una pausa alla gastronomia Focetola (in corso Garibaldi)per assaggiare i dolci fichi  con le mandorle ricoperti di melassa preparati da Luigino e Maria Rosaria, oppure i taralli all’arenso e i sughi alle zucchine o alle melanzane che qui spopolano,  il “cammino” prosegue verso la Sila più impervia. Fra boschi di castagni  e faggi si arriva  in un delizioso borgo, Conflenti,  ricco di storia e di cibi genuini. Qui il pellegrino può pregare al Santuario della Madonna della Quercia costruito  nel 1578 su indicazione della Vergine che era apparsa per ben tre volte a un pastorello.  Poi puù gustare i prodotti rigorosamente locali al ristorante San Pietro dove la tavola è una festa di sapori. Questo territorio aspro e selvaggio, ma dall’ospitalità accogliente, offre un’altra gemma per il turismo religioso: la Certosa di Serra San Bruno,  fondata poco dopo il Mille, primo convento certosino in Italia e il secondo di tutto l’ordine. Qui non ci sono alberghi , bancarelle o bar e nel monastero si può visitare solo la parte più esterna in cui è allestito un museo. Però si cammina per chilometri nel bosco e nell’aria si respira la spiritualità di questi monaci che vivono nelle loro celle senza parlare, senza usare il computer, cibanosi dello stretto necessario e pregando per ore.

Calabria4Ma questi tre rifugi di religiosità rappresentano solo la minima parte della capacità di offerta della Calabria che punta  molte delle sue speranze sul brand della  fede. Peraltro le cifre dimostrano che il turismo religioso non conosce crisi: da un’indagine commissionata da Unioncamere emerge che l’Italia è destinazione più richiesta: la Penisola vanta l’85% del patrimonio artistico, culturale e monumentale europeo, e quasi il 70% dei beni culturali esistenti in Italia appartengono alla Chiesa .

Calabria1La basilica di San Pietro, a Roma, è la meta più visitata, seguita da San Giovanni Rotondo, Assisi, Loreto e Pompei. Dall’indagine emerge inoltre un trend di crescita pari al 25% della domanda di turismo religioso da parte dei tour operator europei. Le cifre restano pressoché identiche (22,2%) se si passa alla visione 2013 degli operatori Usa che inseriscono gli eventi religiosi tra i prodotti turistici in crescita: 66,7%.  Interessante l’identikit dei turisti interessati al settore. In particolare, dall’inchiesta è venuto fuori che i viaggiatori interessati al turismo religioso hanno un’istruzione superiore , viaggiano in coppia  e in alternativa in gruppi , ma senza figli. Per il 74% sono over 50 e le donne sono in maggioranza. Le stime dell’Organizzazione mondiale del turismo (dati relativi al 2008)  parlano di 330 milioni di viaggiatori che muovono una spesa di 18 miliardi di dollari. A livello italiano risultavano più di 40 milioni di visitatori diretti verso i luoghi della fede. Numeri che mettono il turismo religioso all’attenzione di chi  ha capito che i pellegrini possono rappresentare un business da non sottovalutare nel momento in cui si vuol sostenere l’economia di una regione o uno stato.

Graziella Leporati